La moglie del Santo. Di Corrado Occhipinti Confalonieri.

Questo romanzo ci dimostra che l’amore vero con la “A” maiuscola esiste veramente, e un amore vero può essere capace di tutto: di lottare, di soffrire, di essere audace, di essere deciso, di andare contro tutto e tutti per poter raggiungere l’appagatezza interiore che solo l’amore puro è capace di regalare.
Sostanzialmente è questo ciò che lega Eufrosina a Corrado. Ci vuole coraggio per amare qualcuno e non tutti ne sono pienamente capaci. Amare è mettere l’altro al primo posto in maniera incondizionata, proteggendo e difendendo l’amore che si prova anche a discapito di innumerevoli rinunce e sacrifici.
Corrado Confalonieri è un giovane nobile, viziato e anche abbastanza spocchioso e testardo. Per volere del padre sposa la giovanissima Eufrosina Visartini. Per lei, per l’amore che lo lega a lei, smusserà alcuni punti spigolosi del suo carattere. Con lei conoscerà cosa vuol dire amare qualcuno più di se stesso. I due giovani sposi vivono in maniera idilliaca i primi anni del loro matrimonio, anche se Corrado è a tratti lontano e dedito alla vita di corte, fatta di sfarzi e ricchezze. Ai due sposi manca solo una cosa che, la divina Provvidenza, non ha voluto regalargli.
Uno sbaglio, piccolo o grande che sia, può davvero capovolgere completamente l’esistenza di un essere umano, e di riflesso di tutti coloro che lo circondano?
È la metà del 1300, è un giorno qualunque per Corrado, un giorno come tanti altri passato fra i boschi cacciando con i suoi fedelissimi al seguito. Corrado ha un chiodo fisso, un’ossessione: quel cervo, quello splendido e maestoso animale doveva essere suo, doveva a tutti i costi morire colpito da una sua freccia e troneggiare, con la sua imponente testa sul caminetto di Palazzo Confalonieri. Da troppo tempo quell’animale gli sfuggiva, quel giorno Corrado era deciso a farlo suo a tutti i costi. Per questo mette in pratica qualcosa che non doveva assolutamente fare, qualcosa che farà del male alla sua gente, al suo popolo. Un uomo in particolare sarà torturato e condotto alla forca al posto suo, un umile contadino doveva morire per far vivere il padrone.
Improvvisamente, dopo quell’avvenimento, qualcosa cambia nell’animo di Corrado e con l’aiuto di sua moglie Eufrosina riesce a capire che quello che sta ricoprendo non è più il suo ruolo, non gli appartiene più.
Con il benestare della moglie, Corrado diventa terziario francescano ed Eufrosina è costretta ad entrare in convento con le Clarisse.
Eufrosina non ha la vocazione, entra in clausura con un unico scopo: dimostrare a Corrado che lei lo ama con ogni singolo frammento della sua anima e che in nome di questo amore è disposta a tutto, anche a rinunciarci.
Eufrosina si fa due anni di noviziato fra le clarisse, è nobile, ma vuole partire dal basso, non vuole troppi privilegi legati al suo status. Si rimbocca le maniche, passa dal lavare le latrine all’inginocchiatoio in contemplazione del Crocifisso. Inizia a sistemare l’orto del convento affinché le monache riuscissero a vivere in maniera quasi del tutto autosufficiente.
Corrado alcune volte si reca in visita alla moglie, la osserva nei nuovi panni di monaca, ai suo occhi però non è cambiata, continua ad amarla di un amore casto, vero e puro. Lei fa altrettanto, e forse si spinge anche oltre: trova in Corrado, anche se lontano da lei, la forza e la capacità di continuare, in parallelo a lui, il suo cammino spirituale.
Ben presto Corrado si convince che non può più rimanere a Piacenza, doveva spostarsi e portare la sua voce di Misericordia in un altro luogo. Si dirige prima a Roma, dove presterà servizio in ospedale vicino al letto degli ammalati, si sposta poi in Sicilia, a Noto (città di cui è tutt’oggi patrono) e qui incomincia a condurre una vita quasi del tutto eremitica in piena contemplazione del Vangelo e di Cristo. Nella grotta dei Pizzoni, dove trova alloggio, egli inizia a vivere una vita più angelica che umana: incominciano i primi miracoli, che lui, in vita, ha sempre sminuito. I miracoli attribuiti a Corrado saranno molti, anche, e soprattutto, dopo la sua morte.
Il 19 febbraio 1351 Corrado rese la sua anima a Dio e con queste candide parole Eufrosina si strinse nel suo immenso dolore per la perdita del marito:

“questi anni di clausura mi hanno permesso di capire che quando basiamo la nostra esistenza terrena dando fiducia alla persona che si ama, queta deve essere totale, assoluta. Solo così possiamo affrontare le difficoltà che il tempo ci pone davanti. Se avessi dubitato anche per un solo istante della fede di Corrado avrei sentito vacillare la mia. Questa è la forza che mi ha permesso di sopravvivere”.

Corrado fu nominato Santo il 12 settembre 1625 da papa Urbano VIII.

Eufrosina rimase per secoli nell’ombra, la sua figura viene ricordata solo marginalmente e sempre in secondo piano. Il periodo storico in cui hanno vissuto Corrado ed Eufrosina non metteva quasi per nulla in risalto la figura femminile considerata non al pari di quella maschile.
In questo contesto, però, la figura di Eufrosina è stata fondamentale ed indispensabile per Corrado, infatti qualora lei non avesse dato il benestare al marito per permettergli di diventare terziario francescano lui avrebbe obbligatoriamente dovuto continuare la vita coniugale con lei.
Eufrosina dimostra un grande coraggio: rinuncia all’amore fisico del marito, rinuncia al suo status nobiliare e ai privilegi che ne derivano, per seguire le orme di S. Chiara, che però lei non sentirà mai pienamente sue. Un enorme sacrificio è quello che lei ha fatto: in nome dell’amore ha rinunciato a tutto ciò che possedeva per permettere a Corrado di redimersi dai suoi peccati ed aspirare al Paradiso.

Dopo secoli di silenzi, finalmente qualcuno ha ridato voce a questa donna per troppo tempo tenuta nell’ombra.
Corrado Occhipinti Confalonieri è l’autore di questo romanzo, che rende finalmente protagonista a tutto tondo anche Eufrosina insieme alla figura di S. Corrado. L’autore, inoltre, è omonimo e discendente del Santo, e da eccellente storico quale è, ha voluto ridare voce ai due coniugi suoi lontani parenti.
Corrado Occhipinti Confalonieri è un eccellente scrittore e storico, ha una penna veloce e un modo di narrazione scorrevole e non troppo difficile. Il suo sapere storico-medievale viene fuori in maniera impeccabile, così come è impeccabile la sua preparazione di storia medievale del cristianesimo, concentrandosi in modo esemplare sull’ordine dei francescani e delle clarisse.
I capitoli di questo romanzo non sono eccessivamente lunghi ma, a mio avviso, sono ricchi di tecnicismi storico-medievali o comunque legali alla storia dell’ordine di S. Francesco che inevitabilmente rendono la lettura di questo romanzo adatta principalmente ad un pubblico di appassionati del settore o comunque con una preparazione sufficientemente alta della storia medievale nel suo complesso. Conoscere la storia di S. Francesco, o meglio il suo propositum e la biografia scritta dal Bonaventura, sono elementi quasi del tutto essenziali per poter leggere e apprezzare pienamente questo libro.
L’editing del romanzo è stato fatto in maniera precisa, scrupolosa e impeccabile. Questo è uno dei pochissimi libri che ho letto in cui non ci sono refusi, personalmente non ne ho trovato nemmeno uno: cosa più unica che rara e che ho apprezzato davvero moltissimo.
I miei complimenti vanno all’autore, Corrado Occhipinti Confalonieri, per lo splendido lavoro che è riuscito a scrivere in questo romanzo. Mi congratulo anche con la casa editrice Minerva Edizioni che ha saputo dare voce all’autore e al suo romanzo.
Lettura assolutamente consigliata!
Dott.ssa Veronica Ambrosino.