L’usurpatore. Di Emanuele Rizzardi

L’usurpatore. Di Emanuele Rizzardi. Edizione a cura di Assobyzantion.

A differenza dei romanzi che in genere siamo abituati a leggere, questo testo si presenta sotto forma di epistola e l’autore parla, ovviamente, in prima persona.

La lettera consiste nel narrare l’esperienza di guerra di Alessio Filantropeno per la riconquista dei territori dell’Asia un tempo appartenuti all’Impero Romano e successivamente caduti in mano ai Turchi. L’epistola è scritta in prima persona da Alessio Filantropeno ed è rivolta a suo figlio. 

Protagoniste assolute del racconto sono le battaglie, il romanzo inizia a Tessalonica nel 1293 e da questo luogo inizia l’avventura di Alessio nominato prima dux d’Asia, per volere dell’imperatore Andronico, diventerà, poi, nel corso del romanzo, uno fra gli uomini più importanti dell’impero, forse più importante dell’imperatore stesso. Sotto le sue mani si inizia a formare un esercito inizialmente composto da straccioni e soldati part-time che nel corso del racconto vedrà la sua massima espansione, fino a diventare uno degli eserciti più grandi dell’impero e nelle sue fila vedranno la comparsa cavalieri, soldati, armigeri… veri e propri uomini di guerra. 

L’intenzione dell’epistola è quella di lasciare ai posteri dei consigli di strategia militare. Sottolineando i pro e i contro delle decisioni che inevitabilmente giocano il buono e il cattivo tempo di migliaia di vite.

Nel racconto vengono descritte alleanze e amicizie che portano i nemici iniziali ad essere amici e viceversa, in un gioco politico capace di concentrare l’impero nelle mani di un singolo per poi vederlo sgretolare come un castello di sabbia sotto gli stivali di un alleato militare sbagliato.

Intrighi, giochi di potere, sotterfugi, tiranni e usurpatori tutto ruota intorno a queste figure e tutte queste figure sono inevitabilmente lo scheletro portante di ogni regno, di ogni società, antica e moderna.

L’amicizia e l’alleanza sono due facce della stessa medaglia che trovano radici profonde in molti personaggi del romanzo, senza numerose amicizie alcune battaglie sarebbero sicuramente state un totale fallimento, come in ogni guerra che si rispetti. Nel romanzo vengono fuori amicizie che potrebbero sembrare, al lettore, del tutto impossibili come quella fra un dux e un turco o quella fra un dux e un mercenario. Ma perché stringere queste alleanze? Un comandante con tanti alleati ha già mezza vittoria in tasca, ovviamente se gli alleati sono uomini che per mangiare combatto, come i mercenari che venivano pagati per combattere, o uomini nati sui campi di battaglia, come i turchi,  il gioco dell’astuzia è quello che prevale: un esercito ben costruito e formato da persone atte alla guerra è sicuramente un esercito vincente o quantomeno rispettabile in quanto tale.

Il finale del racconto, dopo tutte le premesse fatte nei capitoli precedenti, è un po’ deludente: non si capisce perché l’autore abbia fatto passare per interi capitoli, il protagonista, come un uomo astuto capace di riunire un’impero sotto il suo volere e di comandare un esercito immenso, per poi farlo arrivare a compiere, negli ultimi capitoli, delle decisioni assolutamente non in linea con le caratteristiche che lo hanno contraddistinto per tutto il testo. 

L’idea che Emanuele Rizzardi ha sviluppato nel romanzo è ottima e sottolinea la sua preparazione storico-medievale-bizantina, in particolar modo scrivere un testo che parla di battaglie in modo dettagliato, spiegando molto minuziosamente tutti i processi delle battaglie, dagli assedi al corpo a corpo, se non si è preparati in maniera eccellente sul tema è impossibile. Il romanzo per quasi 400 pagine ci sottolinea come la preparazione storico-militare-medievale del Rizzardi sia eccellente. 

Purtroppo, però, non posso a fare a meno di indicare alcune pecche, che potevano essere tranquillamente evitate. Un editing più attento e accurato avrebbe sicuramente evitato la presenza di numerosissimi refusi che rendono il testo non troppo fluido alla lettura, inevitabilmente un’occhio attento ci presta subito attenzione. Ci sono numerosi refusi in tutti i capitoli e alcune frasi non tornano grammaticalmente o sintatticamente. 

Quando uno scrittore scrive il suo testo ha numerose idee che gli vengono in mente e cerca sempre di buttarle giù, alle volte anche frettolosamente. é una cosa comune a tutti gli scrittori e questo comporta inevitabilmente delle sgrammaticature o degli errori voluti dalla troppa fretta. Anche per questo motivo esistono gli editor, che correggono le bozze e le “ripuliscono” da questi ed altri possibili errori prima di mandare un testo alle stampe. Ovvio è che siamo tutti persone e che quindi qualcosa possa sfuggire anche al miglior editor sul capo. Qualche refuso è quasi sempre presente sia nei romanzi che nei saggi. Purtroppo però nel libro del Rizzardi questi “errori” sono veramente troppi e, ad un occhio più esperto, può sembrare che l’editing non sia stato fatto o che comunque sia stato fatto in maniera frettolosa. Una rilettura più attenta del testo avrebbe evitato moltissimi errori che adesso sono presenti sul libro. 

Nel complesso la lettura è abbastanza piacevole, la consiglio a chi è appassionato dell’epoca bizantina e soprattutto a chi è appassionato di battaglie medievali.