L’arte del sarto nel medioevo. Di Elisa Tosi Brandi.

L’arte del sarto nel Medioevo. Quando la moda diventa un mestiere. Di Elisa Tosi Brandi. Casa editrice il Mulino, 2017.

Con questo saggio l’autrice vuole evidenziare come il mestiere del sarto, quale tagliatore e cucitore di stoffe e quindi come creatore di abiti, ha origine durante il Medioevo.
Durante gli anni dell’Età di Mezzo il lavoro del sarto viene visto come un'”arte leggera” cioè facilmente attuabile senza grandi investimenti economici. Dal saggio viene fuori come questo mestiere fosse in realtà di rilevanza notevole nonostante la sua credenza “leggera”. Come la maggior parte delle arti medievali anche il mestiere del sarto, era spesse volte ereditario, cioè tramandato di padre in figlio per diverse generazioni.
Il sarto aveva tra le sue mani il lusso, a volte anche sfrenato, che i committenti degli abiti gli davano sottoforma di tessuti e pellicce, di più o meno pregio, al fine di creare degli indumenti che sarebbero diventati dei veri e propri status simbol.
L’autrice si sofferma anche sulla questione delle leggi suntuarie, evidenziando come queste imponessero direttive e divieti anche, e soprattutto, ai sarti sulla creazione di abiti cercando di arginare, il più possibile, gli sprechi e l’eccessivo sfarzo.
Dal saggio viene fuori come il sarto medievale fosse un professionista a tutto tondo: doveva sottostare a delle regole dettate dallo statuto della sua arte, doveva rispettare le leggi suntuarie e allo stesso tempo doveva essere un buon negoziante, in grado di far credere al cliente di essre lo stilista di sé stesso.
Interezzante è il punto in cui l’autrice sottolinea come dal sarto si rivolgessero anche clienti che necessitavano di semplici riparazioni: a sottolineare come un abito fosse un bene di lusso che molto spesso veniva tramandato per più di una generazione, necessitando conseguentemente, migliorie e riparazioni.
Al sarto poi venivano richiesti abiti ex novo soprattutto per funerali e matrimoni, ma anche come doni tra famiglie potenti: più il tessuto era pregiato, più il committente dimostrava la sua ricchezza e la sua potenza. Fra le numerose famiglie committenti di abiti di pregio, citate dall’autrice, spiccano quelle fiorentine dei Medici e dei Pazzi a sottolineare ancora una volta la loro enorme potenza sfoggiando abiti di notevole pregio.
Il saggio ci sottolinea come la moda fosse un fattore rilevante già durante il Medioevo e come, già dal tempo, le persone, specialmente quelle più ricche, la seguissero! Emerge come il sarto fosse stato colui che potremmo definire alle dipendenze della moda, in grado di realizzare i desideri delle fashion victims dell’Età di Mezzo!

Il saggio è scritto molto bene: il linguaggio è scorrevole e comprensibile anche ai non addetti ai lavori, le note sono molto utili per rintracciare, nell’immediato, le fonti bibliografiche. Molto minuzioso e attento ai dettagli, il testo è principalmente adatto a storici o appassionati che vogliono approfondire l’arte del sarto durate il Medioevo.
Nel complesso ho trovato questo lavoro molto interessante, e lo reputo un ottimo testo scientifico.